| Tifo violento, nei guai 11 ultrà
Il mattino. SIMONA CHIARIELLO Cava de’ Tirreni.
Divieto dai campi di calcio per ben due anni e mezzo, obbligo di firma e richiesta di arresti domiciliari per tre degli undici tifosi della Cavese, indagati per il corteo organizzato in occasione del derby di ritorno tra Cavese e Salernitana del 13 maggio scorso disputato a porte chiuse allo Stadio Simonetta Lamberti: sono questi gli ultimi, sorpredenti, sviluppi dell'inchiesta amministrativa e penale a carico del gruppo di ultras coinvolti nel corteso “fuorilegge” partito da piazza San Francesco nella passata stagione calcistica. Dopo le sentenze di annullamento dei provvedimenti di diffida di tre anni, emessa a settembre dal tribunale amministrativo regionale (sezione prima), il questore di Salerno ha fatto recapitare ai tifosi un nuovo Daspo (questa volta di due anni). Il questore avrebbe indicato come motivazione la pericolosità dei soggetti coinvolti e la presenza di alcune mancanze burocratiche nelle sentenze del Tar. Gli avvocati degli ultras (Enrico Farano, Mario Secondino, Marco Senatore e Gerado Fariello) hanno già presentato istanza al Tribunale delle Libertà. Per la prossima settimana è fissata l'udienza dinnanzi ai giudici del Riesame. Per ora ancora stadio off limits per 11 ultras. A partire da questa domenica Alfonso Mazzotta, Pasquale Esposito, Gaetano Matonti, Alfredo Mazzei, Carmine Fierro, Francesco Siani, Roberto Coda, Antonino Strino e Terenzio Giordano, tutti colpiti dal Daspo, hanno di nuovo l’obbligo di comparire personalmente presso il Commissariato di Cava de’ Tirreni 30 minuti dopo l’inizio del primo tempo e 30 minuti prima della fine del secondo tempo, in occasione di ogni incontro di calcio disputato dalla Cavese anche fuori sede. Sul fronte del giudice amministrativo la vertenza non è ancora conclusa. Resta in piedi anche l'inchiesta penale. Il pm Sassano ha richiesto, infatti, per tre ultras la misura degli arresti domiciliari. Nell'indagine, affidata dalla procura della Repubblica di Salerno, sono ipotizzati i reati di riunione in luogo pubblico senza il preventivo avviso all’autorità di pubblica sicurezza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio, istigazione a delinquere, radunata sediziosa, blocco stradale, accensioni ed esplosioni pericolose ed altro. I fatti si riferiscono al 13 maggio scorso: in calendario il derby di ritorno Cavese-Salernitana a porte chiuse. Alcuni tifosi si radunarono in piazza San Francesco, bloccando la strada verso lo stadio e successivamente la statale, inveendo per di più contro i poliziotti che tentavano di ripristinare l’ordine pubblico. Il Tar ha riscontrato nelle ordinanze del questore alcune illegittimità e le ha annullate. In particolare, risulta violata la normativa sulla trasparenza, che impone, tra l’altro, la preventiva comunicazione di avvio del procedimento
IL RAID
Il Mattino. Cava de’ Tirreni. Attentato ai danni di un ispettore di polizia di stato, incaricato di seguire il settore tifoseria. È accaduto nella notte in via Caliri quando ignoti hanno lanciato un fumogeno contro l'auto privata dell'ispettore M.S. (si mantiene il massimo riserbo sulla identità per evitare ulteriore ritorsioni) che in quel momento era parcheggiata sotto casa. L'allarme è scattato nelle prime ore della mattinata quando l'agente è uscito di casa per prendere servizio. La sua auto riportava evidenti segni di danneggiamento. Solo dopo l'arrivo degli uomini della scientifica si è potuto ricostruire la dinamica, e in particolare l'“arma” utilizzata per mettere a segno l'attentato. Gli uomini del commissariato, diretto dal vicequestore Pietro Caserta, hanno avviato immediatamente le idagini. Al momento le bocche restano cucite. «Tutte le ipotesi sono al vaglio - hanno fatto sapere dal commissariato di via Marconi -. Le nostre indagini sono a trecentosessanta gradi. Nessuna pista è esclusa». A quanto si apprende l'ispettore vittima dell'attentato copre il servizio informativa. A lui è affidato lo scottante settore della tifoseria, in queste ore al centro di nuovi fatti di cronaca e giudiziari, non ultimo i provvedimenti di diffida e la fase dibattimentale di processi contro gli ultras violenti. «Non creiamo allarmismo - avvertono gli inquirenti - È meglio non fare falso allarmismo e sopratturro non fomentare odio». Per ora restano le certezze che derivano dalla conta dei danni. I poliziotti sono sicuri che ad agire siano stati in più di uno. Secondo i primi accertamenti, pare che gli autori non hanno lasciato tracce. Tanti gli interrogativi: l'azione di qualche balordo o piuttosto un avvertimento.
|