| Napoli, bombe carta al San Paolo Arrestato il custode: blitz della polizia
NAPOLI (19 settembre) - Si preparavano al peggio, e il «peggio» - in caso di sconfitta del Napoli, questa sera allo stadio San Paolo - sarebbe stato un gran botto. Una guerra combattuta dalla curva a colpi di bombe carta.
Un piano criminale, quello ordito da una frangia estrema della tifoseria azzurra, pronta ad una contestazione eclatante in diretta tv e davanti a decine di migliaia di spettatori.
C’è questa ipotesi inquietante a fare da sfondo al ritrovamento di due quintali di materiale esplodente ritrovato nel garage dell’abitazione del custode dello stadio San Paolo. Ieri gli uomini della sezione tifoserie della Digos guidata da Antonio Sbordone hanno arrestato l’uomo: S. V., 59 anni e un precedente che risale al 2003, per il reato di peculato. Ora deve rispondere di detenzione di materiale esplodente.
Una vera e propria santabarbara, quella ritrovata dalla polizia. C’erano razzi tipo Fma 3000 e bombette Lily Magnolia, ma soprattutto i micidiali Dragon Boom e i «Cobra», candelotti dalla capacità esplosiva devastante. Fuochi fuorilegge. Gli stessi usati - e questo si rivela un particolare utile alle indagini - in occasione della partita Napoli-Frosinone del 2 dicembre 2006, durante la quale un gruppo di appartenenti alla sigla Ultrà 72 fecero esplodere sette bombe carta che determinarono poi la squalifica del San Paolo. In quell’occasione si trattò di un «avvertimento» rivolto al Napoli nel tentativo (non riuscito) di estorcere biglietti gratis.
L’indagine affidata al pm della Dda Antonello Ardituro, che ben conosce lo spaccato della tifoseria ultrà napoletana avendo coordinato altre inchieste (tra le quali anche quella sui fatti di Napoli-Frosinone), dirà se anche in quest’occasione a ordire la trama sia lo stesso gruppo ultrà. Fatto sta che Volpe (padre di un ex consigliere municipale della zona) dovrà ora rispondere alle domande degli inquirenti e spiegare chi, come, dove e soprattutto perché gli ha dato in custodia gli esplosivi. Le bombe carta erano peraltro vicine a plastica e barattoli di vernice. Una scintilla avrebbe potuto provocare un disastro anche strutturale dello stadio.
«Per rendere sicuro il San Paolo - commenta il questore di Napoli, Santi Giuffrè - non basta la sola repressione. Occorrono soluzioni strutturali, che sollecitiamo al Comune, e nuovi moduli operativi di ordine pubblico, oltre al potenziamento delle investigazioni». Il blitz della polizia è stato determinante. Ma il questore lancia anche un appello alla tifoseria azzurra. «La società - spiega - ci ha chiesto di essere molto più penetranti e questo è un risultato importante. Ma i tifosi devono capire che l’Osservatorio ha dato loro una importante apertura di credito, consentendo le trasferte e l’apertura al San Paolo del settore per gli ospiti. Oggi rischiare non conviene a nessuno e questo i tifosi è bene che lo sappiano. Gli stadi sono diventati un indicatore di legalità delle città. È bene che i napoletani sappiano meritare quest’apertura di credito, isolando e magari denunciando i violenti che ancora non hanno capito la lezione».
Informato dalla Questura dell’operazione di ieri, il Napoli ha evitato prese di posizioni ufficiali. «Fatti che si commentano da soli», l’unica reazione dalla sede di Castelvolturno.
Napoli, dopo il sequestro dei botti i capi ultrà del San Paolo nel mirino
NAPOLI (20 settembre) - Ce l'hanno con la tessera del tifoso, insofferenti a ogni schedatura, etichetta o possibilità di controllo. Hanno vissuto il proprio ricambio generazionale, ma sono sempre lì: dietro la protesta, pronti a soffiare sul fuoco, a consumare azioni eclatanti. Dopo l’arresto di S. V., il custode del San Paolo che dovrà rispondere domani mattina al gip del possesso di circa duecento chili di esplosivo, l’inchiesta sul tifo violento resta aperta. E va al di là della posizione del custode finito in manette, puntando a capire cosa scuote la galassia di gruppi dentro e fuori le due curve.
Da mesi, la polizia sta monitorando i nuovi leader del tifo organizzato, a partire da un dato di fatto neanche tanto difficile da immaginare: basta poco per far scoppiare la polveriera San Paolo, basta poco per rendere concreto il rischio di scontri, tafferugli e finanche di vere e proprie rivolte. Chi sono i nuovi capi? Chi indossa la maglia da leader? Al centro delle indagini, un gruppetto di pochi elementi, con un lungo passato di militanza nelle file ultrà.
Tre o quattro soggetti, età mediamente alta: 35-40 anni, apparentemente «puliti», gente libera dal «daspo», il divieto di frequentare lo stadio e senza precedenti penali specifici. Tre-quattro leader oggi più che mai sotto i riflettori degli investigatori, anche per i probabili contatti - spesso quotidiani - mantenuti in questi mesi con altri storici agitatori del San Paolo, quelli recentemente condannati al termine di indagini giudiziarie o raggiunti dal divieto di seguire il Napoli sugli spalti.
Stessa scuola di formazione - sono passati dalle Teste Matte al Niss o agitano i Mastiffs - si muovono dalla periferia ovest alla zona del centro storico: non solo Quarto, o i quartieri napoletani di Pianura, Soccavo e Fuorigrotta, ma anche rione Sanità, Montecalvario e, in modo sempre più vistoso, piazza Bellini, vero e proprio centro di raccolta dell’ultima generazione del tifo organizzato.
Difeso dal penalista Giovanni Belleré, V. dal canto suo punta ad abbassare il profilo: fa capire che i botti sono riconducibili a una attività di ambulante (condotta assieme alla moglie), fa capire che lui con il tifo violento non c’entra nulla, che non sa neppure cosa può spingere un teppista a tirare un razzo nel corso della partita del Napoli.
Eppure i segnali registrati finora dalle forze dell’ordine sono tutt’altro che sereni: si parte dall’ultima di campionato al San Paolo della stagione passata, dall’improvvisa decisione del popolo della curva A di lasciare vuoti gli spalti. Una pagina che non è passata inosservata, con la decisione di assegnare il daspo al capo dell’iniziativa, con l’immediato allontamento dagli spalti di uno dei presunti capi della nuova strategia di protesta. Ed è questo il punto di partenza delle indagini: l’ipotesi è che i nuovi leader - quelli con la fedina pulita - prendano ordini o siano a stretto contatto con quelli colpiti negli ultimi due anni da indagini a tutto campo: dalle inchieste sulle tentate estorsioni al calcio Napoli, ai moti di Pianura - con ultrà prestati nella guerriglia antidiscarica -, dall’assalto al rapido Napoli-Roma, al dissenso crescente contro la tessera del tifoso.
Sono le potenziali «buone occasioni» captate in questi mesi dagli uomini della Digos del vicequestore Antonio Sbordone, tanti possibili pretesti per mettere in moto la macchina della violenza e far esplodere la polveriera San Paolo.
Fonte: IL MATTINO
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