| Capuano: «Qua succede di tutto»
Personaggio sempre al di sopra delle righe, Ezio Capuano. Uno che parla tanto e spesso a vanvera, ma questa volta dice una cosa sacrosanta: le tanto invocate pene esemplari non si sono mai viste e si continua a giocare con i sentimenti dei tifosi...
Ezio Capuano«Me la ricordo, certo, quella partita. Due a zero per la Cremonese al termine del primo tempo. Nel secondo, la mia Paganese sembrava il Barcellona. Molti della Cremonese non si reggevano in piedi, fecero fare una bellissima figura alla squadretta da oratorio che allenavo, che aveva messo insieme la miseria di 3 punti in 14 partite. Infatti a gennaio cacciai tutti».
Qualche anno fa arrivò a invocare i forni crematori per chi altera i risultati. Al netto delle esagerazioni, non ha cambiato idea, Eziolino Capuano, 26 anni di terza serie con un breve intervallo nella A belga: «Sono nauseato, questi andrebbero radiati dal primo all’ultimo. Anche le società, certo. Giocano con i sentimenti degli appassionati, che rinunciano alla pizza con la famiglia per il calcio. Ma, nonostante i numerosi precedenti, di sentenze esemplari non ne ho viste, né in sede di giustizia sportiva, né in sede penale. E così può succedere che gente appena uscita da galera torni a fare il dirigente sportivo».
Di combine, o presunte tali, Capuano ne ha incrociate parecchie, nel corso della sua carriera. Campionato 2005/2006: il mister salernitano sedeva sulla panchina della Juve Stabia. Successe di tutto, in quel torneo, e lui scatenò il finimondo con le sue denunce. «A Terni – racconta – mi accorsi che sei undicesimi della mia squadra giocavano di fatto per la Ternana. Beccammo un gol da polli, io ridisegnai la squadra e, con i cinque che ancora rispondevano alle mie direttive, riuscii a pareggiare al 94’. Me la fecero pagare carissima. Qualche mese dopo, misero le bombe allo stadio di Castellammare prima del derby con l’Avellino, costringendoci a giocare di lunedì e senza pubblico».
Un episodio mai chiarito a sufficienza. E quest’anno? «Stendiamo un velo pietoso sul finale di campionato. L’unica squadra ad uscirne devastata è stata la Paganese (retrocessa direttamente al termine della regular season, ndr). Una concatenazione di eventi straordinaria: la penalizzazione di sette punti inflitta al Ra- venna per un illecito che prefigura- va la retrocessione d’ufficio, squa- dre con l’encefalogramma piatto re- suscitate all’improvviso, un clima ammorbante di sospetti e veleni. Prendiamo il Monza: dato per spac- ciato, nelle ultime partite stravince a Como e batte l’Alessandria in corsa per i play off. Ma, ancora prima, il pareggio di Cremona, su cui si sta indagando, con Paoloni che si fa gol da solo, al 93’: senza quel punto, sarebbe retrocesso il Monza e io avrei fatto il miracolo di portare la Paganese ai play out».
Sulla permeabilità dei campionati minori ai fenomeni di corruzione, Capuano ha le idee chiare: «Su questi campi non ci sono le telecamere della Rai o di Mediaset, tutto resta circoscritto ad una platea ristretta di addetti ai lavori e tifosi. In terza serie il 90% dei calciatori guadagna 20-30mila euro l’anno e ha una carriera brevissima. E molti cercano di trarre il massimo profitto dagli anni di attività agonistica, scommettendo e alterando i risultati. Per questo credo che quanto è emerso a Cremona sia solo la punta di un gigantesco iceberg».
[Fonte: L'Unità]
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